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APRIL 2017 OASI DI MARCARIA E LE BINE

PHOTO BY DIEGO CROTTI
Copyright (C) Diego Crotti

Torbiere di Marcaria
La riserva degli aironi
La riserva naturale Torbiere di Marcaria è una piccola zona umida racchiusa entro un paleomeandro del fiume Oglio, cioè un vecchio tracciato fluviale abbandonato dal fiume e situato a poca distanza dallo stesso. La riserva si estende quindi in una sorta di "catino" il cui limite è dato da una scarpata che raccorda la valle con le vicine superfici rialzate (livello fondamentale della pianura) con differenze altimetriche fino a 4-5 metri. Nella conca, naturalmente umida per la falda superficiale molto prossima al piano di campagna, si sono sviluppate, fin da tempi remoti, distese di canneto e altre formazioni palustri. Le condizioni asfittiche del suolo hanno impedito la decomposizione dei residui vegetali, che si sono accumulati e che conferiscono il caratteristico colore ai suoli, scuri perchè molto ricchi di sostanza organica. Questi depositi si estendono da un minimo di 3 ad un massimo di 6 metri di profondità e sono stati sfruttati in passato per l'estrazione della torba, impiegata come combustibile. La presenza di piccoli bacini lacustri dai contorni regolari trae origine proprio da questa passata attività.
Vegetazione
Le Torbiere di Marcaria sono per oltre i due terzi ricoperte da vegetazione a canneto con i piccoli appezzamenti a cariceto, composti da diverse specie di carici. Intervallati ai cariceti o sotto forma di aggallati sugli specchi d'acqua sono da segnalare tratti piuttosto compatti e uniformi di felce d'acqua. Gli specchi d'acqua ed i fossi sono ricoperti, soprattutto nei periodi tardo-primaverili ed estivo, da coltri di lenticchie d'acqua e altre piccole piante galleggianti e da alcune emerse ma radicate al fondo, come il Nannufero. Recentemente è stata segnalata la presenza della rara Viola major.
Tra le piante sommerse, scarsamente presenti, si notano rari aggruppamenti a Ceratofillo. Nelle aree più emerse il canneto si è evoluto in fitti e intricati aggruppamenti a Salice grigio, dalla caratteristica infiorescenza piumosa e profumata, la prima ad apparire in primavera. In mezzo al canneto spiccano alcuni alberi isolati di Pioppo ibrido, residui di precedenti coltivazioni e di Salice bianco. In alcuni tratti marginali sono presenti altri arbusti come Frangola e Indaco. Nei piccoli stagni dell'area recentemente rimboschita si sono sviluppate due piante acquatiche di particolare interesse: la così detta "erba-vescica", rara pianta carnivora a fiori gialli, e la così detta "erba-pesce", piccola felce d'acqua.
Fauna
Invertebrati
Studi passati hanno accertato la presenza di 35 specie di coleotteri idroadefagi (legati alle zone umide) che hanno permesso di considerare il sito tra gli ambienti più importanti d'Italia per queste rare specie
Anfibi e rettili
Sono state rilevate quattro specie di anfibi, tutte appartenenti agli anuri: Rana verde, Raganella, Rospo comune e Rana di Lataste. Tra i rettili sono presenti Biscia d'acqua, Lucertola muraiola e Ramarro.
Uccelli
Le Torbiere di Marcaria hanno assunto in questi ultimi anni una notevole importanza ornitologica per l'insediamento di una garzaia (colonia di aironi) su canneto, salice grigio e pioppi ibridi isolati. Negli ultimi anni è stata accertata la nidificazione di Nitticora, Airone rosso, Airone cinerino, Airone bianco maggiore, Garzetta, Airone guardabuoi e Sgarza ciuffetto. I canneti e la vegetazione ripariale offrono condizioni ambientali ideali per la sosta, l'alimentazione e la riproduzione di numerose specie di uccelli acquatici, tra le quali alcune di rilevante interesse: Tuffetto, Tarabusino, Marzaiola, Falco di palude, Porciglione, Nibbio bruno, Martin pescatore, Cannaiola verdognola, Cannareccione e Migliarino di palude.
Mammiferi
Sono presenti: Riccio, Talpa, Toporagno, Pipistrello nano, Moscardino, Arvicola, Faina, Donnola, Volpe, Tasso e Nutria.
Inquadramento territoriale e informazioni utili
Posizione geografica: Lombardia Sud-orientale
Comune: Marcaria (MN)
Altitudine media: 23 m s.l.m.
Superficie: 52 ettari di riserva e 40 di area di rispetto

Le Bine
La riserva della Rana di Lataste
Una visita nella riserva si può trasformare in un salto nel passato, un'occasione per osservare le trasformazioni operate dall'uomo sull'ambiente circostante. Infatti la palude, tutelata come riserva naturale regionale, si è formata in seguito ad un intervento di rettificazione del fiume Oglio effettuato alla fine del 18° secolo, sembra per garantire la navigazione sul fiume. Successivamente il meandro abbandonato (chiamato anche Oglio morto) si è impaludato favorendo l'insediamento di animali e piante tipici degli ambienti palustri, ormai molto rari, soprattutto nella Pianura Padana. Attualmente questa parte è visitabile "dall'alto" percorrendo l'argine maestro dell'Oglio sulla riva destra (verso Calvatone). Il resto della riserva è attualmente occupato quasi interamente da rimboschimenti realizzati a partire dal 2002 e da aree interessate da un progetto di rinaturalizzazione.
Il progetto di rinaturalizzazione
Le Bine, come molte aree protette di pianura, è caratterizzata da una ridotta dimensione e dall'isolamento geografico, due fattori che limitano fortemente il regolare evolversi dei processi naturali e la possibilità di ospitare determinate specie. Nasce così il progetto di rinaturalizzazione che prevede l'ampliamento delle zone umide, delle fasce boscate e la riduzione dell'impatto ambientale delle colture. Nel 1995 è stato avviata la prima parte del progetto, su un'area di circa 6 ettari. Nel tratto dove passava il fiume è stato modellato uno stagno e attorno sono state messe a dimora oltre 1.600 piante tra alberi e arbusti.
Nel 2001-2002 è stata realizzata la seconda parte del progetto: in un'area di 2,5 ettari nei pressi della cascina, ampliando il meandro, si è realizzato un ampio stagno e nel 2003 un bosco.
Nel 2002 invece sono state messe a dimora circa 20.000 piante su un'area di 18 ettari nell'ambito di un primo intervento di arboricoltura da legno con latifoglie pregiate, per venire in contro all'esigenze produttive dell'azienda proprietaria dell'area e garantire una maggiore compatibilità ambientale delle colture. Questo progetto è proseguito nel 2005 su un'area di circa 15 ettari e più avanti nel 2012 e nel 2013 arrivando ad ottenere un'area di circa 50 ettari!
Nei prossimi anni si prevede di ampliare lo stagno realizzato nel 1995 consentendo così di ripristinare l'intero vecchio meandro.
Ci vorranno alcuni anni perché questi terreni si naturalizzino completamente, ma già molti animali la frequentano e i primi rimboschimenti cominciano ad assumere l'aspetto di un giovane "bosco".
Il Centro di Educazione Ambientale "Guido Santini"
Nel settembre 2007 è stato inaugurato nella Cascina Le Bine, grazie ad un contributo della Fondazione CARIPLO, il Centro di Educazione Ambientale "G. Santini" dotato di foresteria con 24 posti letto, mensa e di una sala per realizzare laboratori didattici, seminari e conferenze.
Flora
Le zone umide sono degli ambienti in continua e costante trasformazione e gli studi realizzati e tuttora in corso a Le Bine hanno permesso di conoscere i cambiamenti succedutesi per più di 30 anni, e a verificare la presenza nell'area di oltre 300 specie di piante. Se fino a pochi anni fa era ben rilevabile la tipica successione vegetazionale delle lanche, caratterizzata da specchi d'acqua con ninfee bianca e gialla e la vegetazione sommersa, canneti a cannuccia di palude, tifa e cariceti a ridosso dei quali c'era una fascia di bosco igrofilo (saliceti ed alneti), in questi ultimi anni si è assistito ad una profonda alterazione della comunità vegetale che, ad oggi, appare molto semplificata e con un minor numero di specie rispetto al passato soprattutto per la sua componente più strettamente acquatica. In parte questa situazione è da attribuire dalle mutate relazioni tra il fiume e la palude: piene eccezionali si sono alternate in modo più frequente del passato con periodi di siccità altrettanto straordinari che hanno determinato stress prolungati nella zona umida. Inoltre l'esiguità dell'area e il suo isolamento sono altri aspetti che non aiutano la stabilità ecologica della riserva. Nell'area di rispetto vi sono aree coltivate dove si cerca una compatibilità fra le esigenze produttive e quelle di tutela ambientale. Le Bine è una zona golenale, una delle più ampie zone di esondazione dell'Oglio, interamente circondata da un argine maestro (ne rimane fuori una piccola ma interessante porzione). L'argine maestro, rappresenta un vero e proprio habitat a se stante, presenta, infatti, alcuni aspetti caratteristici della vegetazione mediterranea, grazie ai suoi 4/5 metri dal piano campagna che ne favoriscono l'esposizione e il drenaggio determinando un microhabitat prevalentemente asciutto e xerico.
Fauna
La Pianura Padana ha subito una profonda trasformazione ambientale che ha portato alla quasi totale scomparsa di zone umide. In questo contesto la Riserva naturale Le Bine rappresenta un importante punto di sosta e rifugio per molti animali.
Infatti, gli studi promossi in questi anni dal WWF hanno permesso di accertare la presenza di oltre 800 specie di animali: dal colettero acquatico Ditiscus mutinensis di soli 3 cm, endemico della Pianura Padana, al tasso Meles meles, mustelide ormai raro in pianura. E' presente anche Lycaena dispar, una farfalla diurna, strettamente legata ad alcune specie di piante palustri ed inclusa dall'Unione Europea fra le specie prioritarie di conservazione.
In inverno, tra la nebbia, è facile osservare germani reali, alzavole, cormorani, o fitti voli delle pavoncelle sui campi, mentre in palude è possibile scorgere il tarabuso, un airone molto elusivo e dal piumaggio estremamente mimetico.
A metà febbraio gli aironi cenerini iniziano la costruzione dei nidi nella garzaia insediatasi nel 1995. Dalla prima coppia di allora si è giunti alle 106 del 2013. Quasi in contemporanea, nelle fredde notti invernali, i maschi della rana di Lataste, anch'essa specie prioritaria per la conservazione in Europa, si fanno sentire in acqua grazie al caratteristico richiamo, simile ad un acuto vagito.
E' però la primavera il periodo più movimentato dell'anno quando è possibile ascoltare usignoli, capinere, cannaiole, usinoli di fiume, rigogoli, raganelle... od osservare il via vai di aironi cenerini, falchi di palude, marzaiole e molti altri uccelli. In estate vi è un periodo di stasi, caratterizzato, ad esempio, dall'arrivo dei giovani di nitticora, che nidifica in colonie vicine o dalla dispersione nei boschi degli adulti di rana di Lataste. Con l'autunno invece iniziano le migrazioni dei limicoli e dei primi pettirossi.
Inquadramento territoriale e informazioni
Posizione geografica: Lombardia sud-orientale.
Comuni: Calvatone (CR) e Acquanegra sul Chiese (MN).
Estensione: area di massima tutela pari a 20,15 ettari più 76,30 ettari di area di rispetto. E' stato recentemente proposto l'ampliamento dell'area di riserva.
Vincoli di protezione: nel 1973 è stata istituita l'Oasi di protezione e nel 1987 la Riserva Naturale Orientata con delibera del Consiglio Regionale n° 769 del 1.10.1987.
L'area è inoltre S.I.C. (IT20A0004) e ricade nella Z.P.S. "Oglio Sud" (IT20B0401).
Piano di gestione della Riserva: approvato con D.G. R. n° 5/41229 del 22.09.1993 (è in corso d'approvazione l'aggiornamento del Piano).
Simbolo: Rana di Lataste (Rana latastei).
Ente di gestione: Parco Oglio Sud in collaborazione con il WWF e la proprietà dell'area.








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